History of the Peloponnesian War
Thucydides
Thucydides. Della storia di Tucidide volgarizzata libri otto. Anonymous translator. Florence: Tipografia Galileiana, 1835.
Serse ne ebbe allegrezza, e manda Artabazzo figliolo di Farnaco sulla costa con ordine di succedere nella satrapia di Dascilite, congedandone Megabate che prima la governava. Gl’ impose ancora ricapitasse sollecitamente a Pausania in Bizanzio la lettera di risposta ; gli mostrasse il suo sigillo e si adoperasse colla massima accuratezza e fedeltà secondo gli avvertimenti di Pausania concernenti gli affari suoi. Artabazzo al suo arrivo esegui gli ordini ricevuti, e spedi la lettera, ove era scritta questa risposta. Cosi replica il re Serse a Pausania. Non solamente per la gente che d’ oltre mare salva m’ hai rimandata da Bizanzio la tua beneficenza resterà eternamente scritta in seno di mia famiglia , ma ho ancora gradito le tue profferte. Nè notte nè giorno ti impedisca si che rallenti la premura di compiere alcuna delle promesse tue. Non sia di ostacolo spesa d’ oro o d’ argento , nè quantità di soldatesca ovunque possa abbisognarti. Ma d’ accordo col fido Artabazzo che ti ho spedito, tratta animosamente gli affari miei e tuoi, nel modo il più decoroso ed utile per tutt e due ».
Pausania, che per essere stato comandante a Platea era avuto anche di prima appresso i Greci in grandissima estimazione, allora tanto più insuperbì , nè sapeva più vivere dentro ai termini delle costumanze spartane :
anzi diportandosi fuori di Bizanzio vestiva alla foggia dei Medi, e viaggiando per la Tracia lo corteggiavano guardie di Medi ed Egiziani armati di asta. Si faceva imbandir la mensa alla persesca, nè più sapeva contenere le sue intenzioni : e nei fatti stessi di minor conto mostrava sino d’allora la grandezza dei suoi disegni che a suo tempo meditava di effettuare. Erasi resa cosa difficile avere accesso a lui , usando egli con tutti indistintamente maniere cosi strane che nissuno poteva comparirgli innanzi ; ciò che mosse sopra tutto gli alleati ad accostarsi a parte ateniese.Era ciò pervenuto a notizia dei Lacedemoni, e però lo richiamarono la prima volta. Ma da che, imbarcatosi la seconda volta senza loro ordine sulla nave Ermionide, ebbe fatto chiaramente conoscere tali essere le sue intenzioni ; e da che , astretto ad uscir di Bizanzio assediata dagli Ateniesi, non tornava altrimenti a Sparta , ed era giunta la nuova avere egli preso stanza a Colone città della Troade (ove si tratteneva per cagione non buona , ma per continovare le sue pratiche coi barbari), allora daddovero stimarono non essere più da tollerare : e gli efori spedirono un araldo colla scitala, intimandogli di non restare indietro all’ araldo stesso, altrimenti fin d’ allora gli Spartani gli dichiaravano guerra. Volendo egli divenir sospetto il meno poteva, e confidando di dissipare col denaro le imputazioni, tornò di nuovo a Sparta, ove fu messo in carcere dagli efori, i quali hanno facoltà di trattare così anche il re. Quindi finalmente uscito per via di maneggi, presentossi in giudizio per dar discarico di sè a chiunque volesse intentare accuse contro di lui.
Tuttoché nè gli Spartani, nè i nemici di lui, nè la Repubblica intera avessero veruno indizio manifesto, sul quale fondati oou sicurezza potessero puuire un uomo di stirpe reale e tenuto allora in onoranza (perocché era egli, come cugino, tutore del re Plistarco ancor giovinetto
figliolo di Leonida) nondimeno, col suo procedere discordante alle leggi, e col suo genio per le usanze dei barbari, faceva molto sospettare che neir ordine politico non volesse star contento ai termini dell’ uguaglianza. Per lo che riandando i fatti antecedenti, mettevano ad esamina tutte le altre sue operazioni in che si fosse dilungato alcun poco dalle costumanze stabilite , e principalmente che nel tripode di Delfo , primizia delle spoglie dei Medi, dedicato dai Greci al Nume, quasi fosse offerta tutta sua, aveva osato farvi scolpire questa inscrizione c
- Duce de'Greci, debellalo il Medo,
- Pausania a Febo questo voto officia.
I Lacedemoni subito allora cassarono dal tripode quella inscrizione, e vi scolpirono tutte le citta nominatamente, che concorse ai danni del Medo avevano dedicato quel voto. Ciò pertanto era attribuito in delitto a Pausania : ma quando egli si trovò irt questo stato, allora anche più chiaramente conobbesi quel suo fatto essere stato in conformità de’ suoi presenti pensieri. Bucinavasi inoltre che egli avesse qualche segreto trattato con gli Iloti : e ciò era vero: conciossiacliè prometteva loro libertà e cittadinanza , se si unissero con lui a ribellare, e lo aiutassero a compire i suoi disegni. Gli Spartani, tutto che avvertiti di ciò da alcuni delatori degli Iloti , non vi prestarono fede, nè giudicarono di dover procedere contro di lui ; per mantenere così il costume praticato tra loro di non esser troppo corrivi a dare perentoria sentenza cóntro un cittadino di Sparta senza prove indubitabili. Se non che un tale di Argila , come è fama , già suo mignone e a lui fidatissimo , fu il delatore presso gli efori, all’ occasione che doveva recare ad Àrtabazzo l' ultima lettera di Pausania inviata al re. Intimorito costui in considerando niuno essere ritornalo
dei messaggeri spediti di prima, contraffatto il sigillo per non essere scoperto caso che gli fallisse la sua credenza, e che Pausania , volendo cangiarvi qualche cosa, non se ne accorgesse ; apre la lettera, e conforme sospettava che qualche cosa fosse scritta intorno a sè, trovò dovere anche lui essere ucciso.Mostrò egli la lettera agli efori, i quali viepiù si confermarono nella loro sentenza. Tuttavia volendo eglino stessi udire qualche parola dalla bocca di Pausania, si accordarono con l’argiliese : il quale refùgiatosi supplichevole in Tenaro vi fece un casotto diviso in due da un tramezzo, e dietro a questo tramezzo nascose alcuni efori. Pausania vi andò a trovarlo e gli domandava , perchè si fosse ricovrato la supplichevole. Gli efori udivano tutto distintamente. L' argiliese rimproverava Pausania di ciò che aveva scritto intorno a lui nella lettera; dichiarava ordinatamente che negli altri suoi messaggi appresso al re si era sempre portato con fedeltà, e nondimeno aveva ottenuto da lui il bel premio di dovere essere ucciso , come aveva fatto di molti altri suoi servidori. Udirono ancora Pausania convenire di tutto ciò ; consigliare l' argiliese a non adirarsi per l' accaduto ; rassicurarlo affinchè si ritraesse dal luogo sacro, e pregarlo a partire speditamente per non frastornare le sue pratiche.
Gli efori udito il tutto diligentemente e chiariti ormai con sicurezza , cercavano di arrestar Pausania in città. Dicesi che essendo per essere arrestato in istrada, ed avanzandosi un eforo incontro a lui , dall' aria del viso comprendesse a chè veniva ; e che avvertito con furtivo cenno da un altro eforo il quale lo amava, corresse alla volta del tempio di Minerva Calcieca , e vicino com' era il sacro recinto , prima d' esser giunto dagli efori, vi si ricovrasse. Per non patire incomodo stando allo scoperto, éntrò in una celletta appartenente al tempio , ed ivi si
tratteneva. Quei che lo inseguivano non poterono per allora raggiungerlo : ma avendo osservato essere egli nella celletta e coltovelo dentro, ne tolsero il tetto e le imposte dell? uscio che rimurarono, ed ivi fermatisi lo assediarono colla fame. Poscia accortisi che così come si trovava nella celletta , era sul punto di esalar l' anima, lo traggono prima che spirasse fuori del luogo sacro, donde appena tolto morì. Volevano gettarlo nel Ceade} ove solevano gettarsi i malfattori, ma poi presero consiglio di sotterrarlo lì vicino. Appresso il Nume di Delfo ordinò ai Lacedemoni che lo dovessero seppellire nel luogo ove era morto : ed ora giace nel vestibulo del sacro recinto come può vedersi per l’epitaffio. Ordinò ancora che, siccome per quel fatto avevano commesso sacrilegio, così dovessero rendere alla Dea Calcieca due corpi in cambio di quel solo : infatti fecero essi due statue di bronzo e dedlcaroule alla Dea in compensazione di Pausania.