History of the Peloponnesian War
Thucydides
Thucydides. Della storia di Tucidide volgarizzata libri otto. Anonymous translator. Florence: Tipografia Galileiana, 1835.
Il medesimo Tucidide Ateniese ha pur descritto Ordinatamente per estati e per inverni come ciascun fatto avvenne, sino a che i Lacedemoni con gli alleati distraisero il dominio di Atene , e occuparono le mura lunghe e il Pireo. Fino a questo tempo gli anni della guerra furono in tutti ventisette. Che se alcuno pretenderà non dover» stimar guerra là convenzione che fa di mezzo , noti giudicherà dirittamente ; imperciocché se l' esaminerà secondo Ì fatti da me dichiarati troverà irragionevole che si chiami pace quell’accordo in cui non restituirono nè riebbero tutto quello di che avevano convenuto. Di più, lasciando anche stare la guerra di Mantinea e di Epidauro, intervennero da ambe le parti non pochi torti in altre occasioni, e gli alleati di Tracia non intermessero punto le ostilità? ed i Beozii tennero armistizio soli dieci giorni. Onde comprendendo la prima guerra dei dieci anni, la sospettosa tregua che la segui, e l’altra guerra succedutane, si troverà secondo il computo delle stagioni esser corsi tanti anni quanti ho detto di sopra colla giunta di pochi giorni , e questa esser la sola via , onde quei che si attengono alle predizioni degli oracoli, le veggano con sicurezza avverate negli eventi. Ed io mi rammento che dal principio 6no al termine di questa guerra continovameute da molti si pre
dicava che ella durerebbe tre volte nove anni. Ora avendo io vissuto tutto il tempo clie ella durò, e trovandomi colla mente sana nel vigor dell’età, vi applicava il mio animo per averne esatta contezza. Fui inoltre per venti anni bandito dalla patria dopo il generalato di Amfipoli ; per lo che essendo preseute agli aflari di ambe le parti, e più anche a quelli dei Peloponnesi ove io viveva in esilio, mi è venuto fatto in quell’ozio di averne più certa notizia. Racconterò pertanto la rottura dopo i dieci anni, le torbidezze della tregua, e gli andamenti della guerra che ne conseguito.Dico adunque che dopo stabilita la tregua dei cinquanta anni e le alleanze che la seguirono, le amba-«eerie del Peloponneso partirono da Sparta ove a tale oggetto erano state invitate, ed anche gli altri tornarono a casa. Ma i Corinti! voltatisi primamente ad Argo, tengono discorso eoo alcuni dei principali cittadini, che avendo i Lacedemoni fatto tregua ed alleanza con gK Ateniesi, prima loro nemici mortali, non pel bene del Peloponneso ma per farselo servo , conveniva pure agli Argivi vedere come potesse salvarsi il Peloponneso stesso, e decretare che ogni città greca che sia libera e si governi con perfetto eguaglianza di diritto , faccia, se vuole, lega con gli Argivi per la difesa scambievole dei territorii -, che però si eleggano pochi cittadini con pieno mandato acciò non si abbia a trattare col popolo, e non restino scoperti quelli che non riuscissero a persuadere la moltitudine. Aggiugnevano poi che molti per odio contro i Lacedemoni verrebbero alla parte loro. Ed esposte queste considerawom i Corialii tornarono a casa.
Intesa la cosa dai primari d’Argo , la rapportarono ai magistrati e al popolo ; e gli Argivi fecero il decreto , e destinarono dodici cittadini co’ quali dovevano trattare dell’alleanza quei Greci che la gradissero, eccettuati
gli Ateniesi e i Lacedemoni ; che con nessuno di questi due avrebbero potestà di pattuire senza il consenso del popolo argivo. E tanto meglio accostaronsi gli Argivi a questo trattato, in quanto che vedevano imminente la guerra coi Lacedemoni (essendo presso al termine la tregua con loro), ed insieme speravano di diventare il capo del Peloponneso. Imperocché in codesti tempi soprattutto sì si parlava male di Sparta caduta in discredito per le sue sconfitte ; dove gli Argivi non essendosi mescolati uella guerra attica , e tenutisi d’accordo con le due potenze De avevano raccolto il frutto, e si trovavano floridissimi in ogni cosa. Così dunque gli Argivi ricevevano in alleanza qualunque de’Greci il volesse.E per tema dei Lacedemoni primi ad essi si accostarono i Mantineesi co’ suoi alleati ; perchè avendo essi recato a loro soggezione parte dell’Arcadia durante la guerra contro Atene, stimavano che Sparta sciolta ornai da ogni briga non permetterebbe che più vi comandassero. Però di buon animo si rivolsero ad Argo, credendo quella Repubblica potente e sempre avversa ai Lacedemoni, e democratica com’essi. Ribellatisi appena i Mantineesi, levossi un bisbiglio anche tra gli altri Peloponnesi dovere essi pure seguirne l’esempio ; sì perchè pensavano che mire più alte avessero mosso i Mantineesi a staccarsi da Sparta , sì ancora perchè avevano a sdegno i Lacedemoni i quali tra l’altre avevano nel trattato attico inserita la clausola, che le due Repubbliche di Sparta e di Atene potessero, senza violare il giuramento, aggiungervi o togliervi quel che credessero. Quest’articolo più che altro turbava i Peloponnesi, e induceva sospetto che i Lacedemoni intendendosela con gli Ateniesi , non volessero metterli in servaggio ; stantechè la giustizia richiedeva che la formula di far cambiamenti fosse espressa per tutti gli alleati. Laonde impauriti generalmente, ciascuna città da per sé ardeva di stringer lega con gli Argivi»
Informati i Lacedemoni ohe si era levato romore nel Peloponneso, e che i Corintii stati i primi motori di quello erano essi stessi per istringer lega con Argo, mandano ambasciatori a Corinto, volendo prevenire quel che poteva succedere. Accusavano i Corintii d’essere stati gli autori di tutte le turbolenze , e dicevano che staccandosi da loro per legarsi con gli Argivi, trapasserebbero i giuramenti, e oprerebbero ingiustamente non accettando le tregue degli Ateniesi, ove era detto dovere esser fermo e rato ciò che la maggior parte dei confederati decretasse , tranne il caso di qualche ostacolo dalla parte degli Dei c degli Eroi. I Corintii in presenza di tutti i confederati che non avevano accettato le tregue e che erano stati da loro anticipatamente chiamati, non dichiararono apertamente le ingiurie che soffrivano, come di non aver ricevuto dagli Ateniesi uè Solio nè Anactorio , nè se in qualche altra cosa si credevano soverchiati. Ma rispondevano ai Lacedemoni adducendo per pretesto non voler tradire i Greci di Tracia; essersi con loro obbligati con giuramenti particolari , quando d’accordo co9 Potidcati si ribellarono la prima volta da Atene , e con altri giuramenti di poi. Adunque ricusando le tregue degli Ateniesi dicevano, che non verrebbe a violarsi il giuramento dei confederati ; che peccherebbero contro di esso , se dopo la fede giurata ai Tracii in nome degli Dei li tradissero ; che nell’accomodamento vi era espresso questa clausola : « tranne il caso di qualche ostacolo dalla parte degli Dei o degli Eroi » ; c che questo pareva loro essere un ostacolo divino» Così risposero quanto agli antichi giuramenti : quanto poi all’alleanza con gli Argivi ; che terrebbero prima consiglio con gli amici per fare ciò che fosse giusto. Gli ambasciatori lacedemoni tornarono a casa : quei degli Argivi, che per avventura si trovavano a Corinto , sollecitavano i Corintii ad entrare nella loro lega senza perder tempo ; ma ebbero
in risposta di venire alla prossima adunanza clic si terrebbe in quella città.Venne anche subito un ambasceria degli Elei; e stretta primieramente lega co’ Corintii, di là passarono poi ad Argo giusta il convenuto, e si fecero confederati degli Argivi, avvegnaché fossero disgustati dei Lacedemoni per conto di Lepreo. Qui è da sapere che i Lepreati avendo una volta guerra contro alcuni di Arcadia, invitarono gl» Elei ad unirsi con loro , colla promessa della metà del territorio. Terminata la guerra, gli Elei si contentarono che i Lepreati ne possedessero le terre, purché ogni anno facessero l’offerta di uti talento a Giove Olimpio. Infatti l' offersero sino alla guerra attica , ma poi col pretesto di essa se ne tolsero. Gli Elei vollero obbligarveli, e i Lepreati ricorsero ai Lacedemoni nei quali fu rimessa la causa ; ma gli Elei entrati in sospetto che non sarebbe loro fatta giustizia , senza riguardo a ciò, saccheggiarono le terre de' Lepreati. Nondimeno i Lacedemoni decisero essere liberi i Lepreati, e gli Elei ingiusti usurpatori : e perchè non se n’erano stati al loro arbitrio mandarono presidio di truppe gravi a Lepreo. Gli Elei giudicarono avere i Lacedemoni accolta una città loro ribelle, produssero i capitoli ove era espresso che ognuno al l'uscir della guerra attica dovesse ritener quello che aveva all’entrare ; e persuasi di non avere riscosso la giustizia si staccano da Sparta per legarsi con Argo ; e secondo il convenuto , fecero anch’essi alleanza. Subito poi dietro a loro anche i Corintii e i Calcidesi di Tracia si fecero confederati degli Argivi : ma i Beozii e i Megaresi, per quanto dicessero di voler fare lo stesso, pure rimasero tranquilli, sì perchè non erano presi di mira dai Lacedemoni, e si perchè giudicavano la democrazia degli Argivi meno confacevole del reggimento di Sparta col loro governo aristocratico.
Quasi al tempo medesimo di questa estate gli Ateniesi espugnarono gli Scionesi, uccisero gli adulti, cattivarono i ragazzi e le donne, e investirono i Plateesi del territorio. Rimisero inoltre in patria i Delii, per iscrupolo delle disgraziate battaglie, e per risposta avutane dal nume di Delfo. I Focesi ed i Locrii cominciarono a guerreggiarsi. I Corintii e gli Argivi, essendo ornai confederati, vanno a Tegea con animo di ribellarla ai Lacedemoni , perchè vedevano che ella era gran porzione del Peloponneso ; e stimavano che aggiungendosela potrebbero aver per se tutto il Peloponneso. Ma avendo risposto i Tegeati che non farebbero nulla contro ai Lacedemoni, i Corintii fino allora tanto solleciti in questo maneggio , rallentarono la insistenza, ed ebbero gran paura che niunó degli altri volesse ornai accostarsi a loro. Nondimeno andati da’ Beorii li pregavano ad entrare in lega con loro e con gli Argivi , e a governar le altre cose tutti d’accordo ; li richiedevano di accompagnarli ad Atene, per ottenere anch’essi come loro la tregua di dieci giorni stabilita tra Ateniesi e Beozii, poco dopo l’accomodamento de’ cinquant’anni ; e se gli Ateniesi non vi acconsentissero , dovessero i Beozii rinunziare alla loro tregua, e non far più patti senza i Corintii. A tali richieste i Beozii li pregavano a soprassedere rispetto alla lega con gli Argivi ; e andati intanto con loro ad Atene non ottennero la tregua de' dieci giorni ; anzi risposero gli Ateniesi che già vi era tregua pei Corintii , purché fossero alleati dei Lacedemoni. Con tutto ciò i Beozii non vollero disdire la tregua dei dieci giorni, «ebbene pressati da’ Corintii che loro rimproveravano di avere cosi convenuto, ma vi era armistizio fra i Corintii e gli Ateniesi, sebbene senza tregua formale.
Nella medesima estate i Lacedemoni condotti da Plistoanatte figliolo di Pausania re di Sparta, marciarono con tutte le forze in Arcadia verso i Parrasii vassalli di
Mantinea, invitati da loro per divisione di parti. Era anche loro intenzione di demolire, se fosse possibile, la fortificazione fatta a Cipsele e guardata dai Mantineesi, e posta nella Parrasia vicino alla Sciritide nel territorio laconico. Pervenuti colà guastavano la campagna parrasia : e i Mantineesi diedero a guardare la propria città agli Argivi, per presidiare da sé stessi codesti luoghi loro alleati. Ma poi vedendosi inabili a difendere le fortificazioni di Cipsela e le castella de' Parrasii, tornarono indietro, e i Lacedemoni data libertà ai Parrasii, e demolite le fortificazioni, tornarono a casa.
Nella stessa estate, al ritorno dalla Tracia dei soldati brasidiani ricondotti da Clearida dopo le tregue, i Lacedemoni decretarono che gl' Iloti i quali avevano combattuto con Brasida fossero liberi e potessero abitare ovunque volessero. Se non che poco dopo trovandosi già in discordia con gli Elei, gli fecero passare insieme con gli altri ascritti di fresco alla cittadinanza , in Lepreo sul confine della Laconia e dell' Elide. Quanto poi a quelli che erano stati fatti prigionieri alla Sfatteria e che avevano rese le armi , li pubblicarono disonorati (sebbene alcuni fossero in carica), perchè temevano che al vedersi scemati di reputazione non tentassero delle novità , qualora conservassero il loro grado. Tal disonoranza portava che non potessero aver magistrature nè esser padroni di comprare e vendere. Ma col tempo furono rimessi in onore.
Parimente nella medesima estate i Ditti diesi presero Tisso città sul monte Ato, alleata di Atene. E quantunque per tutta questa state gli Ateniesi e i Peloponnesi praticassero insieme , pure avean cominciato a pigliare ombra l’uno dell'altro subito dopo le tregue per la non seguita restituzione reciproca delle terre. Imperciocché i Lacedemoni a' quali era toccato la volta di renderle i primi non avevan tra l’altre restituito neanche Amfipoli j nè astretto
gli alleati di Tracia, i Beozii ed i Corintii ad accettare le tregue, contuttoché spacciassero sempre che se e’ non vi si piegassero, ve li forzerebbero di consenso con gli Ateniesi ; ed avessero proposto un termine , ma senza pubblico strumento, infra il quale quei che non vi accedessero, sarebbero tenuti per nemici da entrambi. Or gli Ateniesi vedendo che nulla di tutto questo era mandato ad effetto, sospettarono non avere i Lacedemoni veruna buona intenzione. Però non resero alle loro richieste Pilo, e piuttosto si pentivano di avere restituito i prigionieri della Sfatteria ; e ritenevano le altre terre aspettando che anche i Lacedemoni attenessero i patti. I Lacedemoni poi dicevano aver fatto il possibile , restituiti i prigionieri che avevano , ritirate dalla Tracia le truppe, e quanto altro era in loro potere ; ma non essere padroni di AmGpoli in modo da poterla rendere : però farebbero di tutto perché i Beozii e i Corintii aderissero alle tregue, e gli Ateniesi ripigliassero Panacto , e recuperassero tutti i loro prigioni che erano in mano de’ Beozii. Domandavano con questo che fosse reso Pilo, o almeno che ne fossero ritirati i Messemi e gli Iloti , siccome anch’essi avevano fatto dei loro soldati in Tracia ; e che gli Ateniesi, se volevano, guardassero da sé Pilo. In somma dopo molti e frequenti abboccamenti in questa estate ottennero dagli Ateniesi che fossero condotti via da Pilo i Messcnii e gli altri Iloti, e quanti aveano disertato della Laconia ; ai quali fu dato stanza a Cranio della Cefallenia. Posarono adunque le armi per questa estate , che fu consumata in scambievoli gite.Nel seguente inverno quegli efori, sotto i quali eransi concluse le tregue , venendo scambiati da altri che vi si erano opposti , gli ambasciatori della lega andarono a Sparta, ove già si trovavano quei degli Ateniesi, dei Beozii e de’ Corintii ; e dopo molti discorsi non convenendo in nulla tornarono a casa. Allora Cleobulo e Xenara,
i più desiderosi tra gli efori di sciogliere le tregue , furono privatamente insieme coi legati de’Beozii e dei Corintii, avvertendoli di esaminare attentissimamente le cose presenti, e di far si che i Beo zìi abbracciassero prima l’alleanza degli Argivi, e quindi conducessero gli Argivi insieme con loro alla lega dei Lacedemoni. Dicevano che in questo modo i Beozii non sarebbero per nessun conto obbligati a entrare nel concordato attico; poiché i Lacedemoni preferirebbero di avere amici e confederati gli Argivi, anche a patto di romperla con Atene e sciogliere il concordato. Bene sapevano questi efori la brama continua dei Lacedemoni di farsi decorosamente amica Argo , stimando che la guerra fuori del Peloponneso riuscirebbe più facile. Pregavano poi i Beozii a voler consegnare Panacto ai Lacedemoni, perchè potendo col baratto di questo riavere Pilo , avrebbero più agevolmente onde mettersi in guerra contro gli Ateniesi.Partirono tanto i Beozii che i Corintii con questa incumbenza data loro da Cleobolo, da Xenara e da quei tra i Lacedemoni che tenevano da loro, per riferire il tutto ai loro comuni. Due personaggi argivi del primo magistrato gli attesero sulla strada ove dovevan passare ; e abboccatisi con essi vennero in discorso del dovere anco i Beozii farsi loro alleati come i Corintii, gli Elei e i Mantineesi •, imperocché giudicavano che riuscendo il disegno e facendo insieme causa comune potrebbero, volendo, d’ora in poi più di leggeri guerreggiare e negoziare co’ Lacedemoni e con qualunqu’altro occorresse. Piacque ai legati il discorso, poiché casualmente domandavano quello stesso di che avevano commissione dai loro amici di Sparta. I due argivi vedendo giunger gradita la loro proposta, dissero che ne manderebbero ambasceria ai Beozii, e partirono. Frattanto i legati beozii tornati a casa resero conto ai Beotarchi delle cose di Sparta e degli Argivi incontrati per istrada ; ed i
Beotarchi ne ebbero piacere e presero maggior animo, perchè succedeva che gli amici di Sparla domandavano quello stesso che sollecitavano gli Argivi. Poco dipoi comparvero i legati degli Argivi richiedendoli di quello che era stato convenuto : ed i Beotarchi, approvate le domande loro, li congedarono, e promisero di spedire ambasceria ad Argo per concludere l' alleanza.
In questo parve ai Beotarchi, ai Corintii, ai Megaresi ed ai legati di Tracia che prima si giurasse tra loro scambievolmente di portare all’occorrenza soccorso a chi ne li pregasse ; e di non far guerra o accomodamenti senza il generale consentimento ; e che allora poi i Beozii e i Megaresi, i quali facevano causa comune, stringessero pure alleanza con gli Argivi. Prima però che si dessero il giuramento, i Beotarchi comunicarono queste proposizioni ai quattro consigli dei Beozii, i quali hanno piena autorità: e li esortarono a far giuramento con quelle città che per difesa scambievole volessero con loro giurare alleanza. Ma quei Beozii che erano di consiglio, temendo che farebbero contro ai Lacedemoni se si congiungessero co’Corintii già ribellati ad essi, rigettano la proposta; avvegnaché i Beotarchi (stimando che il consiglio, quantunque non ragguagliato della cosa, pure non decreterebbe altrimenti da quello che essi proponevano dopo fattone esame) non li avessero informati dell’ accaduto a Sparta, cioè qualmente non solo gli efori Cleobulo e Xenara , ma anche i loro aderenti li confortavano a far prima lega con gli Argivi e co’Corintii, e quindi ad entrare in quella de’Lacedemoni. Così incagliato l’affare, i Corintii e i legati di Tracia partirono senza nulla concludere. I Beotarchi, i quali da prima, se avessero ottenuta su di ciò P approvazione de' consigli, erano determinati di adoprarsi per fare alleanza anche con Argo, non fecero più verun rapporto ai consigli per conto degli Argivi , e neppure spedirono ad Argo i legati, come avevano
promesso ; anzi tutto procedeva con traacnraggine e lentezza.In questo medesimo inverno gli Olintii presero di primo assalto Meciberna presidiata dagli Ateniesi. Dopo di che, siccome fra Sparta ed Atene si trattava continuamente de’luoghi che ambe le parti ritenevano, così sperando i Lacedemoni di dover ricuperar Pilo se gli Ateniesi riavessero Panacto da’ Beozii, andarono in ambasceria da quest’ultimi pregandoli a restituir Panacto ed i prigionieri ateniesi, acciò con questo baratto potessero riacquistar Pilo. I Beozii negarono di farne la restituzione se essi non facevano seco loro una lega particolare come con gli Ateniesi. Vedevano i Lacedemoni che offenderebbero Atene, perchè negli accordi era detto non doversi fare nè guerra nè accomodamento con chiccheffosse senza il consenso di entrambi. Tuttavia desiderando essi di riavere Panacto per iscambiarlo con Pilo, e quei che si brigavano di turbare le tregue sollecitandoli ad allegarsi coi Beozu, fecero alleanza con questi, e già l’inverno era per dar luogo alla primavera. Immediatamente era smantellato Panacto, e terminava l’anno undecimo della guerra.
Ma venuta appena la primavera della seguente estate gli Argivi, non vedendo giungere i legati che i Beozii avevano promesso di spedire e sentendo la demolizione di Panacto e la lega fatta a parte da’ Beozii coi Lacedemoni , vennero in apprensione che così rimarrebbero isolati, e che tutto il corpo degli alleati si accosterebbe con Sparta. Perciocché sospettavano che i Beozii fossero stati indotti dai Lacedemoni a demolire Panacto e ad entrar nella lega attica, e che tutto ciò fosse avvenuto di saputa degli Ateniesi: talché ora non avrebbero più modo di collegarsi eoa Atene, siccome per lo innanzi speravano, se mai a cagione delle differenze insorte non reggesse il trattato che avevano con Sparta. Gli Argivi adunque tra per questa incertezza; e
per la paura di non trovarsi al tempo stesso in guerra coi Lacedemoni, coi Tegeati, coi Beozii e con gli Ateniesi» giacché prima rifiutata la lega di Sparta boriavano piuttosto di farsi capi del Peloponneso , spedirono senza frapporre indugi legati a Sparta Eustrofo ed Esone, come quei che parevano dovervi esser più graditi. Senza di che avvisavano che facendo lega coi Lacedemoni nel modo che si potesse il più acconcio ai tempi presenti, comunque le cose andassero , essi otterrebbero tranquillità.Pervenuti a Sparta i loro legati entrarono in discorso co’Lacedemoni delle condizioni per ottener l’alleanza. Esigevano gli Argivi a prima giunta che si facesse il compromesso in una città o in un privato per la controversia vertente sul territorio cmurio, sorgente di continui litigi, il quale è posto sul confine e comprende le città di Tirea e di Antene, e lo posseggono i Lacedemoni. Ma i Lacedemoni non vollero che di ciò si facesse menzione; e solo dissero d’esser pronti a rinnuovare, se così piacesse, il trattato ne’ termini di prima. Con tutto ciò i legati di Argo gli indussero a consentire di far per ora una tregua di cinquantanni , col patto però che tanto Sparta che Argo, previa l’intimazione, potessero combattere per quel territorio, tranne il caso di pestilenza o di guerra (siccome tempo fà un’ altra volta convennero quando entrambi pretesero di essere stati vincitori) ; e col patto che non si potesse inseguire il nemico oltre i confini di quel territorio sì verso Sparta che verso Argo. A prima vista la cosa parve ai Lacedemoni una stoltezza; ma poi, siccome bramavano in ogni modo amica Argo , accordaronsi alle condizioni che ei richiedevano, e ne presero scrittura. E prima di ultimar nulla confortarono i legati a tornare ad Argo ed informarne il popolo ; e se tali condizioni piacessero, a ritornare alle feste giacintie per fare il giuramento. E quelli partirono.
Nel tempo che gli Argivi erano in questi trattarti, Andromene, Fedimo ed Antimenida ambasciatori dei lacedemoni , incumbensati di riprendere da’ Beozii Panacto e i prigionieri per renderli agli Ateniesi, trovarono che i Beozii avevano demolito Panacto, sul pretesto che per certe differenze intorno a questa terra erano seguiti antichi giuramenti fra gli Ateniesi e i Beozii di non abitarla nè gli uni nè gli altri, ma di tenerla in comune. Onde Andromene ed i suoi colleghi ripresi i prigionieri ateniesi ritenuti dai Beozii, li riportarono ad Atene, e ne fecero la consegna. Resero poi conto agli Ateniesi della demolizione di Panacto, giudicando aver restituito anch’esso, da che non più tì abiterebbe verun nemico di Atene. A queste relazioni restarono forte esacerbati gli Ateniesi, tenendosi ingiuriati dii Lacedemoni non solo perchè era stato demolito Panacto, che doveva restituirsi intero, ma eziandio perchè sentirono avere essi stretto lega a parte co9 Beozii , tuttoché prima vociferassero di volere unanimemente astringere alla tregua quelli che non Faccettassero. Riflettevano di più a tutte le altre cose in che i Lacedemoni avevano trasgredito le convenzioni, e stimavansi ingannati: però rimandarono con acerbe risposte gli ambasciatori.
In tal disunione fra Lacedemoni e Ateniesi, quei di Atene che dal canto loro volevano rompere la tregua, cominciarono subito a insistere , e sopra tutti Alcibiade di Clinia che quantunque troppo fresco di anni per aver credito in altra città , era nondimeno rispettato in Atene per la nobiltà de’maggiori. Et credeva più sicuro partito accostarsi ad Argo: ma oltre a ciò come quegli che era d’animo altiero e contenzioso si opponeva alla tregua , perchè i Lacedemoni l’avean conclusa colla mediazione di iVicia e di Lachete, non facendo conto di lui per la sua giovinezza , e non onorandolo come richiedeva l' antica ospitalitíi
OncPerá una volta legato con essi, la quale f quantunque disdetta dal suo avolo , egli però avvisava d’averla rinnovata per essersi adoprato a pro dei loro prigionieri della Sfatteria. Insomma credendosi in ogni modo avvilito prese allora la parte di opposizione , spargendo essere i Lacedemoni gente da non fidarsene , e cercare essi di legarsi eoa gli Argivi a fine di staccarli con questa lega da Atene e d'andar poi contro gli Ateniesi restati soli. Ed allora cogliendo l' occasione dei dissapori insorti, di suo spedisce tosto gente ad Argo invitandoli a venire sollecitan^nte coi Mantineesi e con gli Elei ad Atene per chiedere l’alleauza , avvegnaché questo fosse il tempo opportuno, tanto più che egli stesso li spalleggerebbe con grandissima premura.Gli Argivi sentita questa ambasciata, ed informati avere i Beozii fatto alleanza con Sparta senza la saputa degli Ateniesi, e questi essere entrati in diffidenza grande con i Lacedemoni, abbandonarono il pensiero dei loro ambasciatori che erano a Sparta per trattare della lega, e col' l’animo inchinavano maggiormente ad Atene; avvisando che essendo ella città loro amica ab antico , e democratica come essi, e potente assai sul mare, unirebbe seco le armi sue, qualor si trovassero in guerra. Vi spedirono adunque ¿ubilo ambasciatori circa all’ alleanza , e con questi si unir rono anche quelli degli Elei e de' Mantineesi. Gli ambar sciatori pure degli Spartani, l'il oca rida, Leone ed Endio, che avevano voce di essere graditi in Atene, vi arrivarono sollecitamente, per paura che gli Ateniesi adirati non facessero lega con Argo, e insieme per ridomandar Pilo in cambio di Panacto, e giustificarsi , quanto all’ alleanza coi Beozii, come non l' a ve van fatta a danno di Atene.
E parlando essi di ciò in senato, e dicendo di aver pieno mandato per aggiustare ogni differenza, facevan temere ad Alcibiade, che ove anche dinanzi al popolo te-
Dessero i medesimi discorsi , si cattiverebbero la moltitudine , e verrebbe rigettata P alleanza con Argo. Ond’ei macchina contro loro quest’ inganno. Dà a vedere agli ambasciatori di Sparta, impegnando ad essi la sua fede, che se non dichiareranno al popolo di aver pieno mandato, egli renderà loro Pilo ; essendoché persuaderebbero di ciò gli Ateniesi, siccome finojra gli avea persuasi del contrario y ed accomoderebbe le altre differenze. Questo suo artifizio aveva per iscopo di alienare gli ambasciatori da Nicia , e di vedere ce, screditandoli dinanzi al popolo come gente noo punto sincera dell’animo né a sé coerente ne’suoi discorsi, potesse fare alleati di Atene gli Argivi, gli Elei e i Mantineesi. E la cosa andò cosi. Poiché essendosi presentati al popolo, ed alla domanda fatta loro non avendo risposto (siccome in senato) di aver pieno mandato, gli Ateniea non sapevano più contenersi ; ma davan retta ad Alcibiade che inveiva contro i Lacedemoni più di prima; ed erano pronti ad introdurre gli Argivi e gli altri con loro per farseli alleati. Innanzi che fosse nulla sanzionato sopravvenne un terremoto che fece differire l’adunanza.