History of the Peloponnesian War
Thucydides
Thucydides. Della storia di Tucidide volgarizzata libri otto. Anonymous translator. Florence: Tipografia Galileiana, 1835.
E tal costume , più che tra gli altri , praticava« sino da remotissima antichità tra gli Ateniesi. Imperocché , anche al tempo di Cecrope e dei primi regi sino a Teseo, ciascuna popolazione deH’Attica si reggeva da sé co' suoi tribunali ed arconti ; e, quando non v’ era di che temere f non si adunavano per le loro deliberazioni presso al re, ma ognuna aveva reggimento e consiglio particolare : anzi alcune talvolta ebbero persino guerra col re stesso, come gli Eleusini sostenuti da Eumolpo contro Eretteo. Ma venuto a regnar Teseo uomo di savio consiglio insieme e potente, oltre all’altre riforme fatte nell’Attica , abolì » consigli e le cariche di arconte dell’ altre popolazioni , t? riunì tutti in un sol corpo nella città presente , ove stabilì un sol consiglio ed un sol tribunale. E benché restasse ciascuno, come prima , abitatore e possessore dei propri fondi, obbligò tutti ad aver questa unica per città principale , la quale fu da Teseo lasciata a’suoi successori aumentata di molto, perché ornai tutti facevano con lei un solo comune. Però sin d’allora gli Ateniesi celebrano anche adesso la pubblica festa detta le Sinecie, in onore della Dea. Prima di questo tempo era città quel che ora è la rocca , o al più la porzione sotto questa che guarda mezzodì. Lo provano non solo i templi degli altri Dei che sono nella rocca , ma eziandio quelli al di fuori situati nella predetta parte della città , come quello di Giove Olimpico , di Apollo Pitio, della Terra , e quello delle Limne di Bacco, a cui onore si celebrano le feste baccanali più antiche, al dodicesimo del mese Antesterìone, come tuttora
costumano gli Ioni stessi discendenti dagli Ateniesi. Quivi altre sì riseggono gli altri vetusti templi ; e per ciò appimto d appresso è la fontana di cui si servivano per gli usi più importanti , la quale dopo essere stata restaurata dai tiranni nel modo che or si vede, ha nome le Novebocche ; e prima , quando v' erano le sorgenti scoperte , si chiamava Calliroe. Da cotesti tempi lontani resta anche adesso il rito di far uso di quell’ acqua, prima delle cerimonie nuziali e per le altre sacre funzioni. Anzi appunto perchè ivi era anticamente il luogo abitato, anche in oggi la rocca si chiama dagli Ateniesi città.Gli Ateniesi adunque da lungo tempo praticavano insieme, abitando ciascuno colle proprie costumanze alla campagna, e per questa abitudine , anche dopo essere stati riuniti in un sol corpo di cittadinanza , i più , sì degli antichi che dei loro discendenti, sino al tempo di questa guerra, restati con tutta la famiglia ad abitare in campagna , non sapevano indursi a sgombrare : tanto più che di fresco, dopo il guasto dei Medi, avevano riordinato i loro fondi. Anzi erano afflitti, e di mal animo sopportavano il dovere abbandonare le abitazioni ed i templi, che per loro, a cagione dell’antico modo di governarsi, erano sempre i patrii: e trovandosi sul punto di cambiar tenore di vita, ciò per ognuno di loro altro non era che un lasciare la sua patria stessa.
Pervenuti in Atene , pochi ebbero abitazioni proprie e ricovero a casa d’amici o parenti ; e la maggior parte prese stanza nei luoghi disabitati della città, ed in quelli consacrati agl’ Iddìi ed agli eroi (salvo la rocca e il tempio di Cerere , e quant’altro vi era di ben chiuso), e sin anche sotto la rocca , nel recinto chiamato Pelasgico, non solo imprecato ad abitare, ma eziandio interdetto per questa chiusa di un oracolo di Delfo :
E meglio che Pelasgico sia vuoto.
ciò non pertanto attesa la repentina necessità fu abitala E parrai esser l’oracolo riuscito in senso contrario di ciò che si aspettavano, perchè non avvennero le disgrazie alla città per averlo illecitamente abitato, ma fu di mestieri abitarlo a cagione della guerra ; senza nominar la quale aveva l’oracolo previsto che quel luogo sarebbe una volta abitato all’occasione di qualche sinistro. Molti ai acconciavano anche nelle torri delle mura e dovunque ognuno poteva , stante che concorsivi tutti insieme non potevano capire in città ; laonde alla fine si scompartirono per abitare le mura lunghe e gran parte del Pireo» Ma al tempo stesso volgevano l’animo alle cose di guerra , col radunare gli alleati, e fornire cento navi per andar contro al Peloponneso. Tali erano gli apparecchiamenti degli Ateniesi.Ma l9 esercito dei Peloponnesi proseguendo il cammino, arrivò primieramente sotto Enoa dell’Àttica, per dove volevano aprirsi, armata mano, la strada : e fatto alto si preparavano ad assaltare con macchine e con altre maniere le mura, onde era stata cinta Enoa situata sulla frontiera dell’Attica e della Beozia ; e di essa usavano gli Ateniesi come di un propugnacolo quando insorgesse la guerra. Disponevano adunque l’oppugnazione di quella terra , ma si trattennero qualche tempo senza prò intorno ad essa ; di che era principalmente accagionato Archidamo , che anche quando si trattava di riunirsi per la guerra si era mostrato poco sollecito e mal disposto a consigliarla , ed affezionato per gli Ateniesi. Inoltre, posciachè l’esercito si fu riunito, l’averlo trattenuto sull’ istmo ed il lento marciare nel resto del cammino , lo avevano messo in discredito. Ma soprattutto nocque alla reputazione d’Archidamo la fermata sotto Enoa: conciossiachè in questo stante gli Ateniesi introducevano in città le cose loro ; onde pareva che se i Peloponnesi, tolto di mezzo questo
indugio, si fossero spinti innanzi sollecitamente, avrebbodo trovato tutto ancor fuori di città : tale era il inai talento dell' esercito contro Archidamo per questa sua fermata. Egli però soprassedeva aspettandosi, come si dice, die gli Ateniesi, essendo tuttora intatte le loro campagne, cederebbero in qualche cosa, mossi dal rincrescimento di vederle disertare,Ma poiché dato l’assalto ad Enoa e fattovi ogni prova non poterono espugnarla , e vedevano che gli Ateniesi non facevano proposizione veruna ; allora finalmente (ottanta giorni incirca dopo il fatto dei Tebani entrati in Platea), sotto la condotta del medesimo Archidamo figliolo di Zeusidamo re di Sparta, mossero il campo da Enoa, nel colmo dell’ estate, quando è già matura la messe, ed entrarono nell’Attica. Quivi accampatisi scorrevano pel territorio di Eieusi e per la pianura triasia , e fugarono una frotta di cavalli ateniesi nei contorni del luogo detto Reiti. Quindi si avanzarono per la Cecropia, avendo a destra il monte Egaleo , sino a che pervennero ad Acarne , luogo il più considerabile dell’Attica fra quei che si chiamano villate. Qui fecero alto, piantarono il campo, e vi restarono molto tempo guastando la campagna.
Dicesi che Archidamo si fermò coll’ esercito in ordinanza intorno ad A carne , senza scendere in questa prima invasione alla pianura, con questo intendimento. Sperava egli che gli Ateniesi fiorenti per numerosa gioventù ed apparecchiamenti di guerra , quanto non mai per l'innanzi, gli sarehbono forse usciti incontro , non potendo patire di vedersi devastate le loro terre. Poiché adunque non gli erano venuti incontro ad Eieusi, né alla pianura triasia , voleva tentare con questa fermata intorno ad Acarne, se almeno allora si risolvessero a far sortita contro di lui. Oltre di che il luogo parevagli opportuno per porvi il campo , e faceva stima che gli Acarnei, parte
considerevole della Repubblica ( poiché tremila di grave armatura erano dei loro ) non sarebbero indifferenti al guasto della loro campagna, ma avrebbero spinto tutti gli altri a combattere. Se poi in questa prima invasione gli Ateniesi non gli fossero usciti incontro, avrebbe allora più francamente corso la pianura e portato le armi fino sotto le mura di Atene stessa. Conciossiachè gli Acamei spogliati dei beni loro, non sarebbono ugualmente pronti ad incontrar pericoli per gli altrui, e gran discordia entrerebbe negli animi dei cittadini. Con questa intenzione Archidamo si tratteneva presso ad Acarne.Il soprassedere che faceva l’esercito nemico nei contorni d’Eieusi e nella pianura triasia, dava qualche appicco agli Ateniesi che non progredirebbe più oltre ; rammentandosi essi di Plistoanatte figliolo di Pausania , re dei Lacedemoni, che dopo aver assaltato l’Attica coll'esercito de’ Peloponnesi sino ad Eieusi e Tria, quattordici anni prima di questa guerra , era tornato indietro senza avanzarsi più innanzi ; ciò che causò il suo bando da Sparta , perché ebbe voce d’ essere stato indotto per denaro a ritirarsi. Ma poiché videro il nemico intorno ad Acarne, distante dalla città sessanta stadii, giudicavano non esser più da tollerare : ed avendo sotto gli occhi il guasto della campagna , cosa non più veduta nè dai più giovani nè dai più vecchi , fuorché nella guerra dei Medi , ciò parve loro , come è naturale, un orrore. Allora generalmente , e soprattutto la gioventù , pensavano doversi uscire contro il nemico e non starsi in trascuranza : il perchè ristrignendosi in brigate erano in gran contrasto, bramando alcuni la sortita , altri opponendosi. Gli indovini stessi cantavano oracoli d’ogni maniera , che ciascuno intendeva secondo l’inclinazione dell’ animo. Gli Acarnei che si credevano la non menoma parte della Repubblica ateniese , vedendo il guasto delle loro terre , più di tutti instavano
per la sortita. Così la città era per ogni lato in sommossa, e tutti pieni di sdegno contro Pericle. Non più ricordavano i consigli dati dianzi da lui, lo avevano ora per un vigliacco , perchè, generale com' era , non li conduceva contro il nemico, e lo accagionavano di tutti i loro disastri.Pericle vedendo che adirati per il presente stato di cose discorrevano il peggio, ed avendo per giusta la sua determinazione di opporsi alla sortita, non più teneva adunanze popolari, nè alcun consiglio particolare, per paura che, riuniti per impeto furibondo più presto che per riflessione, non trascorressero a qualche sbaglio ; ma teneva guardie per la città, e vi manteneva a tutto potere la calma. Mandava fuori continovamente delle bande di cavalli, per impedire agli scorridori dell’ esercito nemico di gettarsi sulle campagne adiacenti alla città e scorrazzarle. Nei Frigii scaramucciarono una squadra di cavalli ateniesi uniti coi Tessali da una parte , e la cavalleria dei Beozii dall’altra : ove gli Ateniesi ed i Tessali non ebbero la peggio , finché , sopravvenuta a soccorso dei Beozii la milizia grave, furono messi in fuga. Pochi morirono dei Tessali e degli Ateniesi, che il giorno stesso ripresero senza salvocondotto i cadaveri dei loro ; e il dì seguente i Peloponnesi ersero trofeo. Gli Ateniesi avevano cotesto sussidio dei Tessali per antico trattato di alleanza, ed erano venuti a loro dalla Tessaglia i Larissei» i Farsalii, i Paralii, i Cranonii, i Pirasii, i Girtoni, i Ferei. Quei di Larissa avevano per capitano Polimede ed Aristenoo, ciascuno dei quali comandava la sua parte ; e Menone guidava i Farsalii : e parimente gli altri popoli avevano città per città i loro capitani.
I Peloponnesi vedendo che gli Ateniesi non uscivano loro incontro, levato il campo da Acarne, saccheggiarono alcune altre villate infra il monte Parnete e Brilesso : e mentre tuttora si trattenevano nell’Attica, gli Ate
niesi spedirono in giro al Peloponneso le cento navi, clie andavano preparando , entrovi mille soldati di grave armatura e quattrocento arcieri, sotto il comando di Carcino figliolo di Xenotimo, di Protea d’Epicle, e di Socrate di Antigene , i quali salparono con questo apparato , e costeggiavano il Peloponneso. I Peloponnesi rimasero nell’Attica sinché ebbero vettovaglia ; poi si ritirarono marciando per là Beozia, non dalla parte ove erano entrati. In passando da Oropo davano il guasto alla campagna chiamata Piraica, posseduta dagli Oropii vassalli degli Ateniesi ; giunti poi nel Peloponueso si separarono, per tornare ognuno alla propria casa.Dopo la loro ritirata gli Ateniesi, risoluti di guardar l’Attica per tutto il tempo della guerra, messero presidii dalla parte di terra e di mare. Determinarono poscia si levassero mille talenti dal denaro depositato nella rocca , si mettessero a parte, non si spendessero e si sostenesse la guerra solo col rimanente. Per chi parlasse o proponesse il partito di impiegar questa somma per qualsivoglia altr’ uso ( salvo che i nemici assaltassero la città con armata navale e bisognasse respignerli ), decretarono pena di morte. Oltre a questi mille talenti, sceglievano ogni anno le migliori triremi , sino a che sommassero a cento, ed i trierarchi di quelle : di nessuna delle quali volevano fosse lecito usare giammai eccetto che insieme con quei mille talenti, all’ occorrenza di ovviare al medesimo pericolo.
Ma gli Ateniesi che colle cento navi erano attorno al Peloponneso, e con cinquanta i Corfuotti venuti a loro soccorso, più alcuni altri alleati di quei luoghi, oltre il guasto dato altrove scorrazzando quei dintorni, fecero scala a Metona della Làconia, e diedero l’assalto alle mura che erano deboli e con poca gente. Posciachè ciò pervenne a notizia di Brasida cittadino spartano, figliolo di Tellide, che per avventura era colla sua guarnigione
m coleste vicinanze, andò con cento di grave armatura a soccorso di quella citta. Traversato di fuga il campo degli Ateniesi sparsi alla campagna e rivolti verso le mura, si getta in Metona, e sebbene nell’ entrare perdesse alcuno de9 suoi, pure salvò la città ; e per questa ardita prova fu in Sparta lodato il primo di tutti coloro che concorsero a questa guerra. Gli Ateniesi allora salparono di là, e procedendo marina marina presero terra a Fia dell9 Elide, saccheggiarono per due giorni la campagna, e vi sconfissero trecento di scelta milizia che dalla bassa Elide e da quelle vicinanze erano accorsi a difenderla. E nonostante che si levasse un vento gagliardo , e si trovassero cosi sorpresi dalla tempesta in quel luogo importuoso, la maggior parte risalirono sulle navi, e facevano il giro del promontorio chiamato Icti, sino al porto di Fia. In questo mezzo i Messemi ed alcuni altri, cui non venne fatto di montar sulle navi, presa la via di terra occupano Fia; e levati quindi dalle stesse navi che avevano fatto il giro del promontorio Icti si misero in mare, abbandonando Fia, a cui difesa era già sopravvenuto buon numero d FJei ; e continovando a rader la costa davano il guasto anche ad altri luoghi.Quasi al tempo stesso gli Ateniesi spedirono trenta navi a soccorso della Locride e ad un9 ora stessa a guardia dell9 Eubea, sotto il comando di Cleopompo figliolo di Clinia, il quale fatto più volte scala saccheggiò alcune terre marittime , espugnò Tronio d9 onde prese ostaggi, e ad Alope vinse in battaglia i Locresi che erano venuti a difenderla.
In questa medesima estate gli Ateniesi cacciarono da Egina gli Eginesi coi fanciulli e le donne, incaricandoli d’essere stati la principal cagione di questa guerra. Senza di che pensavano che essendo Egina adiacente al Peloponneso la riterrebbero con maggior sicurezza, se vi manclasserò
colonia dei loro cittadini, come infatti poco stante fecero. Laonde i Lacedemoni diedero ad abitare agli Eginesi Tirea col suo territorio, non tanto a cagione delle differenze avevano con gli Ateniesi, quanto perchè ne erano stati beneficati al tempo del terremoto e della ribellione degl7 Iloti. Il territorio di Tirea è conterminale del suolo argivo e laconico, e si stende sino al mare. Alcuni di coloro vi presero stanza , altri si sparsero pel rimanente della Grecia.In questa estate al nuovo mese lunare, conforme pare che allora soltanto possa ciò accadere , dopo mezzodi fu eclissi del sole, mostrandosi cornuto a guisa di luna , comparvero delle stelle, e quindi riprese la sua piena figura.
Nella medesima estate gli Ateniesi ammessero al diritto di ospitalità, ed invitarono a portarsi da loro Nimfodoro figliolo di Piteo cittadino di Abdera , che aveva gran credito presso Si talee marito di sua sorella , col fine di farsi alleato Sitalce stesso re dei Traci, figliolo di Tere. Or questo Tere padre di Sitalce fu il primo a rendere l’impero degli Odrisii più considerabile degli altri della Tracia ; essendo che gran parte dei Traci vivono in libertà. Questo Tere però non aveva nulla che fare con quel Tereo che ebbe per moglie Procne figliola di Pandione d’Atene, avvegnaché non furono pure d’una medesima Tracia. Tereo certamente dimorava in Daulia del territorio ora denominato Focide , abitato allora dai Traci. È questo il paese ove le donne commisero il noto misfatto d’Iti ; per lo che molti poeti nel rammentare l' istoria del rusignuolo gli danno il nome d’uccello daulio. È poi probabile che per scambievole vantaggio Pandione strignesse il parentado della figliola con questo Tereo a lui più vicino , invece che coll’ altro degli Odrisii distante il viaggio di parecchie giornate. Tere dunque, che non por-
DigiLizeti by Goo^lc
tava pure il medesimo nome dell’altro , fu il primo a regnare con piena autorità sopra gli Odrisii ; il cui figlio Sitalee gli Ateniesi fecero loro alleato, intendendo che gli aiutasse a ricuperare le città della Tracia, e a conciliar con esso loro Perdicca. Pervenuto Nimfodoro ad Atene concluse la confederazione di Sitalce , ed ottenne a Sadoco figlio di lui il diritto di cittadinanza ateniese : prese ancora l’incarico di por fine alla guerra di Tracia, promettendo arebbe persuaso Sitalce a mandare agli Ateniesi delle bande di cavalli traci e fanti armati di rotelle. Indusse a restituir Terma e rappattumò con gli Ateniesi Perdicca , il quale unì subito le sue armi con essi e con Formione ai danni dei Calcidesi. Ecco come Sitalce figliolo di Tere re dei Traci, e Perdicca di Alessandro re dei Macedoni, divennero alleati degli Ateniesi.Questi colle cento navi trovandosi tuttora intorno al Peloponneso, prendono Solio cittadella dei Corintii, e di essa e del suo territorio investono i soli Paliresi , esclusi gli altri Acarnani. Espugnarono Astaco ove si era latto tiranno Evarco : cacciaronlo, ed aggiunsero il paese alla loro alleanza. Andarono poscia colla flotta all’ isola di Cefallenia e se ne insignorirono senza combattimento. Quest’ isola è situata rimpetto all’Acarnania ed a Leucade , ed ha quattro città ; ciò sono, quella dei Pallesi, de’ Cranii , de’ Samei, e de’ Pronei. Poco dopo , la flotta ritornò alla volta d’Atene.
Circa l' autunno di questa estate gli Ateniesi, a pieno popolo, tanto cittadini che inquilini, andarono ad assaltare la campagna megarcse, sotto la condotta di Pericle figliolo di Xantippo. Quei delle cento navi intorno al Peloponneso, nel ritornare a casa , arrivati ad Egina ebbero notizia che quei d’Atene con tutto l' esercito erano a Megara : laonde indirizzaronsi colà per riunirsi con loro. E però questo , tutto insieme , fu l' esercito più numeroso
degli Ateniesi ; avvegnaché la città era ancora nell’auge di sua grandezza, non essendo per anche stata afflitta dalla pestilenza. Infatti gli Ateniesi propio non erano meno di diecimila di grave armatura , senza quei tremila che avevano a Potidea. Nè meno di tremila inquilini di grave milizia si erano uniti ad essi in questa spedizione, senza contare l' altra turba non piccola di milizia leggera. Colà devastato che ebbero gran parte del territorio , si ritirarono. Accaddero successivamente anno per anno, durante la guerra , molte invasioni si della cavalleria, che di tutte insieme le genti ateniesi nel megarese , sino a che da loro nou fu presa Nisea.Sul cadere di questa estate fu dagli Ateniesi col guarnimento di mura fortificata Atalanta , isola per l’avanti disabitata che guarda i Locri Opunzii ; per impedire ai corsari che uscivano da Opunte e dall’ altre parti della Locride di danneggiare l’Eubea. Tali sono i fatti avvenuti in quest’ estate, dopo la ritirata de’ Peloponnesi dall’Attica.
Nel sopravveniente inverno E varco , l' acarnano, volendo rientrare in Astaco, persuade i Corintii a ricondurvelo , andandovi con quaranta navi e mille cinquecento soldati di grave armatura, tanto più che egli stesso aveva assoldato alcuni ausiliarii. Erano capitani dell’ armata Eufamida figliolo d’Aristonimo , Timosseno di Timocrate ed Eumaco di Criside , che recatisi colà , lo ricondussero. Volevano ancora impadronirsi di alcuni castelli del resto delFAcarnania contigua al mare ; ma riuscita vana la prova, ritornarono a casa. Nel loro tragitto , approdarono a Ce fa Ilenia , e fatto scala sulle terre dei Cranii t furono da essi delusi ; perocché , sotto colore di trattato, corsero improvvisamente loro addosso , uccisero parte di loro gente, cosicché gli altri a gran fatica si sottrassero, e ritornarono a casa.
In quel medesimo inverno gli Ateniesi, seguendo le patrie costumanze, fecero le pubbliche esequie ai primi morti in questa guerra: ed eccone le cerimonie. Tre giorni innanzi alzano un gran padiglione, ove espongono alla pubblica vista gli ossami degli spenti, e ciascuno fa al proprio parente quell’offerta che più gli aggrada. Giunto il di del trasporto al sepolcro, portano su carri delle arche di cipresso (una per tribù) entrovi le ossa di ciascheduno, secondo la tribù cui apparteneva : una sola bara per onorar quei, dei quali, per non essere stati ritrovati , non si sia potuto riavere il cadavere , coperta di coltre è portata vuota. Chiunque voglia, cittadino o straniero , accompagna la funerea pompa, e le donne parenti intervengono alla sepoltura e vi fanno gran corrotto. Vengono poscia locati in un pubblico monumento situato nel più bel sobborgo della città, ed ivi sempre usano di seppellire i morti in guerra , da quei di Maratona in fuori, ai quali, per lo straordinario loro valore, diedero là, a Maratona stessa, la sepoltura. Or coperti che gli hanno di terra , un personaggio a ciò dalla città scelto, che per prudenza e dignità tra i primi si annoveri , pronunzia su di essi il conveniente elogio, e dopo ciò si ritirano. Queste sono le cerimonie onde danno sepoltura ; e in tutto il tempo della guerra f quando ciò fare accadesse, cosi praticavano. Ad encomiar pertanto questi primi fu scelto Pericle tìglio di Xantippo : giunta l’ora opportuna si avanzò egli dal monumento alla ringhiera situata in alto , acciò potesse essere inteso più in lontananza dalla moltitudine, e così favellò :